martedì 23 settembre 2014

"Jana della Luna": Tessere di luna e di donne

Ogni creazione ha la sua storia e il suo momento per "prendere vita" dalle mie mani.
Dedicare i miei pensieri alla luna, fonte incorruttibile di ispirazione e gioia, è per me un gesto di rigenerazione, a prescindere dal volto che questa sta svelando o celando in quel dato momento.
La finestra aperta è sempre pronta ad accogliere i suoi raggi che, come dita impalpabili e materne, si posano sui fili di lino e sulle mie mani, guidandole durante la tessitura, imprimendovi idissolubili scie d'argento...
Tessere con la luna è attingere serenità dal luminoso pozzo del cielo e, con amore e fiducia, lasciarsi guidare. 

Ieri notte ho tessuto un nuovo gioiello ArJànas "Jana della Luna" e la tessitura ha dato origine a questi versi, probabilmente non perfetti, ma che rappresentano per me uno degli aspetti del legame indissolubile tra l'animo femminile e la luna.
Accompagnano il gioiello della foto qui a lato, spero tu possa trovarti in sintonia con essi...




- La Prima Donna -


© Terri Foss
La Prima Donna dimora sulla luna, 
Fin da quando la terra era bambina.
Nelle silenziose
notti del tempo passato,
Una donna ne udì il soave canto.
Volse lo sguardo all'infinito candore
E scorse la Prima Donna che
In gioiosa solitudine 
Le tendeva la mano,
Cantava, rideva.
Dalle sue dita un filo sgorgò, 
raggio di luna, grazia del cuore.
La donna balzò
In punta di piedi,
Protese le mani.
Volle abbracciare la luna
Afferrare il filo,
Sconfiggere l'altezza
Annullare il distacco.
Così, un'altra donna arrivò
e un'altra ancora.
Unirono le mani,
Filarono gli intenti
Tessendo l'ardore, 
Rammendarono il dolore
E un immenso manto si librò nel cielo.
Quando le donne anelarono alla luna,
la raggiunsero.
Insieme.

lunedì 15 settembre 2014

"Cuore di Luna": una danza di notte e di nebbia

"La fanciulla si mosse silenziosamente tra le mura di pietra. Nessuno doveva accorgersi della sua assenza. Si guardò intorno, trattenne il respiro. Quando finalmente si trovò sotto il cielo terso della notte autunnale, alzò gli occhi: la luna, nascosta tra le stelle, le avrebbe indicato il cammino.
- Mio cuore, - disse - dove siamo diretti?
A quella domanda, il silenzio fu rotto dall'eco di un suono secco, come di rami calpestati; un suono che non apparteneva al mondo esteriore. Proveniva dal suo petto, faceva parte di lei.
La fanciulla capì, sorrise e mosse il primo passo verso la sua destinazione.
Il volto candido e sereno rifletteva la luce delle stelle e della luna. Anche se quest'ultima non poteva essere vista, celata nell'oscurità vegliava i suoi frammenti sparsi sulla terra. La fanciulla che vagava nella notte era uno di questi, era una Jana.
Camminò lentamente tra le vie, lasciandosi il minuscolo paese alle spalle. I suoi piedi, mossi dall'istinto lunare che le nutriva il cuore, avvertivano ciò che gli occhi non potevano vedere con chiarezza. Il luogo prescelto si avvicinava sempre più, e le piante nude dei suoi piedi, a contatto con la terra umida, formicolavano impazienti di raggiungerlo. Eppure la dolce fanciulla non si affrettò per questo: in cuor suo sapeva di dover compiere ogni passo con tutta la calma necessaria. Volle salutare, nel suo incedere lento e aggraziato, ogni elemento della natura che la circondava. Si muoveva con semplicità tra i bassi cespugli che, di tanto in tanto, cingevano gli arbusti più esili, quasi volessero sorreggerne la crescita e incoraggiarne la robustezza. Quando scorgeva questi teneri alberelli, la fanciulla si fermava a carezzarne il tronco e vi imprimeva, con il suo tocco, parole rassicuranti e affettuose. Sapeva che tante vite dipendono da quella di un solo piccolo albero.
D'un tratto dovette necessariamente fermarsi. Si trovò a dover attraversare un ruscello che scorreva vivace, levando il suo canto nella notte scura. Sembrava che ogni nota intonata dall'acqua creasse scintille di luce che, dopo aver compiuto un piccolo balzo al di là della superficie, subito tornavano a tuffarcisi, di modo da non estinguersi mai del tutto. La fanciulla, senza ponderare troppo a lungo sul da farsi, si mosse gentilmente in quelle acque, tra le rocce lisce e fresche. La melodia dell'acqua cambiò appena quando la fanciulla fu nel suo scorrere, quasi che l'elemento l'avesse accettata come parte della melodia stessa. Quando ne uscì, ella si voltò ancora una volta verso il ruscello con un sorriso colmo di gratitudine, e proseguì oltre.
Ben presto si trovò dinanzi a un bivio. Le strade erano identiche, in apparenza, e la fanciulla non sapeva su quale delle due proseguire. Si interrogò per qualche istante sul da farsi, finché non udì la lontana eco di un suono familiare. Una volta ancora, il suono proveniva proprio dal suo petto. Era il ricordo di un verso animale acuto e stridulo che il suo cuore le rimandò come risposta. Nell'udirlo, la fanciulla ebbe un sussulto. Mentre questo avveniva, un barbagianni si appollaiò su un vecchio albero spoglio che si ergeva maestoso in uno dei due sentieri.
Così la fanciulla proseguì il suo cammino sul sentiero che si estendeva alla sua sinistra, con il barbagianni che la seguiva, ora silenziosamente, ora con qualche richiamo atto ad attirare l'attenzione della compagna di viaggio su qualche abitante della natura che andava salutato affettuosamente. Poi d'improvviso scomparve, e la fanciulla fu di nuovo sola nel suo cammino. Non rimase sola a lungo, perché la destinazione era ormai molto vicina.
Il sentiero si infilò in un bosco di lecci, al centro del quale si apriva una piccola radura. Quando la fanciulla vi posò il primo passo, i rami adagiati sul terreno da tempo scricchiolarono, producendo il suono secco che ella conosceva bene. A quel suono, una leggera nebbia prese a sollevarsi intorno al sentiero, cancellando delicatamente ogni passo lasciato alle spalle. Ben presto si infittì, rendendole di fatto impossibile proseguire o tornare indietro. Ma la fanciulla non si scoraggiò e prese a danzare nel candore ovattato della nebbia che la avvolgeva. Danzò e danzò, muovendo i piedi tra i rami secchi e le foglie di quercia. Volteggiando, la nebbia si scostava lievemente, per poi richiudersi subito dopo intorno al suo corpo. Trascorse molto tempo, ma non saprei dirvi esattamente quanto. Infine la dolce fanciulla si abbandonò al suo destino e danzò per la sola gioia di farlo. La nebbia la avvolse come un dolce manto tessuto da mani di fata, ed ella scomparve fondendosi in essa, senza mai smettere di danzare.
La luna la richiamò a sè sulle ali del barbagianni, in una scia d'argento scintillante, e pose il suo cuore gentile tra le stelle più vive e belle."


Questa è la storia che ho tessuto insieme alla sciarpa ArJànas "Cuore di Luna", creata con fili di lana merino e mohair. La sciarpa, morbida e calda, si chiude con un rosso bottone di legno a forma di cuore, scolpito e dipinto a mano.
La sciarpa ha una particolare lavorazione che conferisce movimento alla trama. Si tratta di un pezzo unico, non riproducibile, come tutte le mie tessiture.
Per acquistare la sciarpa o avere informazioni, contattami!










Ecco qualche altra foto che mostra nel dettaglio la trama della sciarpa e il bellissimo bottone.
Spero ti piaccia!



A presto,
Arianna :)


mercoledì 10 settembre 2014

"Jana della Luna": raggi di luna e danze di fate

La "Jana della Luna", tessuta a mano con fili di lino naturale ha un cristallo di pietra di luna cucito sul suo pancino... scrutando nel candore del cristallo è possibile scorgere delle opalescenze azzurre: questi lievi bagliori ricordano le acque dei laghetti sacri alle Janas. Nei racconti la loro pelle viene dipinta di un bianco tanto puro da riflettere i raggi lunari e perciò, nelle notti di luna piena, è forse ancora possibile vederle danzare sui pianori, luminose e pure.

Il bracciale è un gioiello "Ammentos" (Ricordi), realizzato con i fili di lino e un'Adularia, pietra
 collegata alla simbologia lunare. Qui puoi trovare la loro storia.

Ho creato il bracciale e la collana durante il plenilunio di Settembre, per celebrare la luna del Raccolto. Sotto i raggi di luna, insieme alle Janas, ho danzato tra bianchi cristalli e fili di lino...


La collana è un PEZZO UNICO. Probabilmente in futuro creerò altri gioielli dedicati alla luna, ma ciascuno di essi sarà diverso.

venerdì 5 settembre 2014

"Jana del Grembo": la rossa danza della Vita

Una "Donna danzante" rossa per onorare con gioia i Cicli del Grembo femminile, fonte sacra di vita e rigenerazione. Questo dolce nido in cui il potere creativo matura, cresce, per poi fluire nel mondo esterno attraverso la donna, è spirituale prima ancora che fisico.
La Jana, tessuta a mano con fili di lino naturale, sul suo pancino ha una rossa "goccia" di diaspro, che rappresenta la vita potenziale in esso celata.
L'antica tecnica sarda utilizzata per realizzare la tessitura si chiama "a cintroxu", che significa cintura. Durante la tessitura i fili paiono diramarsi dal mio ombelico per dar vita alla creazione.
Così, un filo dopo l'altro, da donna nasce donna.


Contattami per ricevere informazioni e per avere un gioiello creato appositamente per te...




mercoledì 3 settembre 2014

"Jana delle Erbe": donne e racconti, saperi e silenzi


La collana "Jana delle Erbe" è stata ideata in onore delle piante che, fin dall'antichità, si offrono a coloro che vogliono affidarsi alle loro proprietà benefiche e curative. Tessuta a mano con fili di lino, impreziosita da un cristallo di olivina o di tormalina verde e perle di vetro, nasce dalle mie mani, proprio come un germoglio, grazie a una delle storie antiche raccolte durante il mio cammino di ricerca e riscoperta della tradizione orale.
Ora questa storia voglio condividerla con voi... buona lettura!
  Da tempi immemori, in Sardegna, si narra che le Janas suggeriscano alle donne quali piante utilizzare per curare, nutrire, vestirsi. Non di rado, in passato, durante i lunghi tragitti che conducevano ai lavori nei campi, le donne più fortunate e attente improvvisamente rallentavano il passo, distaccandosi dal resto dei famigliari. Di tanto in tanto qualche bimbo curioso si avvicinava di soppiatto, per cercare di capire cosa stesse succedendo. Un unico sguardo deciso lo ammoniva al silenzio, perché niente doveva disturbare la magia mentre stava avvenendo. Se la Jana parlava, la donna riempiva la sua cesta di erbe buone e nutrienti, che avrebbero permesso a tutti di lavorare con forza e vigore, e anche di sanare qualche ferita o dolore. Quando gli occhi "in più" erano indiscreti e non avrebbero compreso e rispettato il dono, allora la Jana stava zitta... almeno fino al viaggio di ritorno.

Insieme alla collana riceverai la storia che hai appena letto, rilegata in un piccolo libro...


Il gioiello ArJànas "Jana delle Erbe" è disponibile con una o più perle di vetro. Contattami pure per avere un gioiello creato appositamente per te!