venerdì 3 gennaio 2014

L'abbraccio del mare

Collana in lino creazioni ArJànas "L'abbraccio del mare"
C'era una volta una piccola donna di lino intrecciato che desiderava incontrare il mare. Ne aveva sentito parlare tante volte, eppure la giovane amica che la teneva sul petto, proprio vicino al cuore, quando si trattava di far visita al mare era decisamente categorica:
  - Tu, amica mia, rimani qui a casa, - diceva con uno sguardo assai preoccupato negli occhi, - non vorrei che ti sciupassi o ti perdessi.
E dopo poco se ne andava via saltellando con una grossa borsa in spalla. Questa borsa era piena di oggetti che, diceva, al mare le erano indispensabili.
Quando faceva ritorno la ragazza raccontava alla donnina di lino tutte le meraviglie vissute in compagnia del mare; ma per la donnina non sarebbe stato necessario sentire ogni piccolo particolare narrato, perché la pelle dorata della sua amica, ricoperta da piccoli cristalli brillanti, gli occhi verdi luminosi e languidi per il tanto ridere rivolti al sole, dicevano già tutto.
   - In questo luogo meraviglioso ci dev'essere anche dell'altro, qualcosa che non si può raccontare perché tutte le parole del mondo non basterebbero a descriverlo! - rifletté tra sé, mentre osservava la vista che si schiudeva davanti ai suoi occhietti al di là della finestra, un giorno in cui rimase a casa. Dal suo posto d'onore, in alto sulla mensola, riuscì a vedere l'ultimo spicchio di sole che andava a nascondersi dietro le case.
  - Anche lui starà per incontrare il mare? - chiese con lo sguardo, rivolgendosi alla cornice che racchiudeva un'immagine ripescata dall'infanzia della giovane amica. Poi, come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa di importante, aggiunse:
   - Spero che non si sciupi o non si perda nell'acqua!
Prese a fantasticare, immaginando di poter arrivare fino al mare aggrappandosi all'ultimo raggio di sole, che pareva proprio tenderle la mano per accompagnarla. In quel momento accadde qualcosa di davvero insolito. 
Un gabbiano baldanzoso che veleggiava nell'aria, sorretto dalle sue ali esuberanti, intravedendo saettare un bagliore all'interno di una camera tra le tante, virò repentinamente per raggiungerlo e capire cosa fosse, perché era assai curioso. Sapeva bene di dover prestare molta attenzione quando si trattava di avvicinarsi ai luoghi frequentati dagli umani, ma in quel caso non si preoccupò troppo e si diresse spedito in direzione della finestra aperta; sembrava quasi un invito a entrare e a ficcanasare.
  - Quando trova una finestra spalancata questo gabbiano non si fa pregare, no no! - esclamò, gonfiando il petto, mentre posava le zampe sul davanzale e ripiegava le grandi ali. Dalla finestra saltò sul letto con fare buffo, e rendendosi conto che il suo incedere a piedi non era regale e distinto quanto il suo volo, ne spiccò uno piccolissimo andando ad appollaiarsi sull'armadio.
   - Vediamo un po' cosa abbiamo qui, - aggiunse con fare teatrale, come se si trovasse di fronte a un pubblico, e nel frattempo scrutò la stanza dall'alto. Dopo aver osservato tutto intorno a sé, infine guardò in basso e di nuovo vide il bagliore che poco prima saettava nei raggi del tramonto. La piccola donna di lino portava una pietra sul petto e questa rifulgeva di luce di quando in quando, anche se, in verità, non sempre lo faceva grazie ai raggi del sole.
  - Oh, ma tu brilli! Sembri quasi viva, anche se a vederti non si direbbe proprio! - gracchiò il gabbiano con voce nasale.
   La donnina non rispose perché non aveva il dono della parola, ma ripensò al modo in cui i minuscoli cristalli splendevano sul corpo della sua giovane amica e si emozionò, brillando ancora una volta. In verità non era il sole a farla brillare, ma il ricordo del mare mai visto. Che amore singolare, il suo!
Il gabbiano, vedendola brillare così vivacemente, non seppe trattenersi. Pensava che la pietra che la donnina portava sul petto fosse davvero prodigiosa, giacché brillava tanto pur risultando del tutto opaca alla vista. Preso dall'impeto della cupidigia si fiondò sulla mensola facendo un gran baccano e mettendo a soqquadro tutti gli oggetti che vi erano stati accuratamente riposti; afferrò la piccola donna con il becco e volò oltre la finestra aperta. Era deciso a mostrare a chiunque il prodigioso tesoro trafugato con il suo stesso becco da una autentica casa degli umani. Al mondo non poteva esistere un pennuto più impavido di lui, e il mondo intero doveva saperlo!
  - Ti porterò in un luogo sicuro, nascosto tra le scogliere, e tutti si contenderanno l'onore, che dico l'onore, il privilegio! di poter ascoltare la vicenda della tua cattura narrata dal becco di questo gabbiano. Oh, sì che lo faranno! E questo gabbiano sarà felice di raccontare le sue prodezze, non prima di aver ricevuto un bel pesce, che sia proprio grasso e succulento!
   La piccola donna non parlava ma sentiva tutto. Non poteva sopportare l'idea di vivere una vita simile, relegata in una prigione che non aveva scelto, sfruttata da uno sconosciuto che voleva perseguire un ideale di mera vanità; se abbinato alla sua evidente avidità lo scenario si tingeva di tinte assai sconfortanti.
   Inoltre, seppur vicino al mare, un posto simile non poteva certo dirsi adatto a lei, che era nata per vivere accanto  a un cuore sincero, ricolmo d'amore. La sua amica le voleva bene, e anche se non condivideva con lei ogni momento della sua vita, non era avara o priva di scrupoli come quel gabbiano. La donnina ebbe quasi la tentazione di rimpiangere la camera che tante volte aveva sognato di lasciare, eppure non si perse d'animo, non proprio ora che il mare era vicino; in realtà non sapeva che aspetto avesse, ma sentiva che l'avrebbe riconosciuto all'istante, così come lui avrebbe riconosciuto lei.
   D'un tratto, oltre un palazzo, la donnina scorse qualcosa che era tutto un luminoso danzare di blu e d'oro, come una coperta vellutata animata da preziosi ricami e pizzi bianchi. Se osservato nell'insieme questo manto sconfinato sembrava immobile e pesante, eppure i suoi dettagli si rivelavano vivaci e mutevoli. Non volevano fermarsi in un sol luogo perché la loro vera essenza era racchiusa nel movimento.
   - Sono queste le onde del mare? - domandò a se stessa la donnina, felice e commossa, - Siete voi, non è così? Portatemi nel luogo cui appartengo, ve ne prego!
   E così fu che la donnina brillò ancora, e ancor più forte di quanto avesse mai fatto, perché il mare era così vicino da poterne udire il canto spumeggiante e sentire i suoi mille profumi sovrapporsi, vivificando i sensi.
   Alla donnina parve di essere giunta finalmente a casa, non avrebbe voluto far altro se non tuffarsi tra le onde e vivere in quell'immenso regno azzurro.
   - Non posso lasciarmi sfuggire questa occasione, - pensò. - Devo assolutamente trovare il modo di raggiungere l'acqua e dire addio al destino che mi attende se rimarrò nel becco di questo odioso pennuto! - aggiunse tra sé, con determinazione.
   Nel frattempo il gabbiano pregustava i lauti banchetti che avrebbe potuto organizzare con tutto il pesce raccolto grazie alla prodigiosa donnina, ed ebbro di tali fantasie non si accorse di ciò che stava avvenendo all'interno del suo becco: la decisione e la fermezza che animavano la donnina accesero di luce la pietra, e questa volta l'intensità che raggiunse fu così potente da renderla incandescente. Immaginate dunque quanto fu lesto il gabbiano nel mollare la presa, lasciando cadere nel vuoto la nostra beniamina.
   Dopo un volo che le parve interminabile, questa si tuffò nell'acqua, credendo di vivere un sogno; ma non era affatto un sogno, era reale! Il suo più grande desiderio, seguendo vie contorte, era divenuto finalmente realtà. Quante piccole bolle aveva intorno, e come era fresca e gioiosa la sensazione che provava stando immersa nell'acqua!
   Prese ad agitare la sua gonna e si rese conto che riusciva perfino a nuotare come un pesce, e così si portò in superficie e scivolò sulle onde spumose, una cresta dopo l'altra, danzando. Lasciandosi trasportare vivacemente, giocando con i pesci che le solleticavano i piedi sfiorandoli con le loro pinne, sostenendo la danza che li animava con dei dolcissimi baci, avanzava felice come non era mai stata prima. La donnina non ebbe paura di ciò che poteva accaderle da quel momento in avanti, non pensò che i curiosi abitanti del mare potessero nuocerle, o almeno non più di tanto.
    - Sono piedi forti, i miei. - diceva tra sé - Non smetterò di danzare per via dei pericoli che potrei incontrare. Ora che ho conosciuto il mare non potrà   succedermi niente di brutto.
   E così, passo dopo passo, affidò la gioia e la spensieratezza che scaturiva dalla sua danza alle bollicine che frizzavano tra i flutti, disperdendosi all'inseguimento di questa o quella corrente.
   - Vorrei sapere dove andranno, e se un giorno torneranno qui, - rifletté. D'un tratto, notando che le bolle apparivano di continuo, instancabili, a ogni più delicato moto ondoso capì da sola che sì, sarebbero tornate, ma non sarebbero state più le stesse. Del resto anche lei era sempre la stessa donnina di mezzora prima; eppure, rispetto a quando se ne stava seduta sulla mensola, quante cose erano cambiate, nel suo cuore e nella sua vita!
   A quel punto il mare si animò delle sue emozioni e dei suoi pensieri, e tutti coloro che, ovunque al mondo, ebbero la fortuna di bagnarsi nell'acqua poterono in qualche modo sperimentare la stessa gioia che provò la donnina di lino.
  Non troppo lontana, la sua amica attendeva il tramonto seduta sul bagnasciuga; osservava le conchiglie e i sassolini disposti in file ondulate, il cui ordine veniva rimescolato di volta in volta dalla paziente risacca. Improvvisamente la ragazza avvertì al centro del petto una sensazione che la indusse a rivolgere i suoi pensieri alla donnina di lino; avvertiva la sua mancanza e desiderò tanto averla lì con sé. Pensò qualcosa che non aveva mai pensato prima di allora.
 - Non avrei dovuto lasciarla sulla mensola per paura di perderla o rovinarla. In fondo non si può rovinare ciò che si ama davvero.
   Volse per l'ultima volta il suo sguardo al tramonto, decisa a tornare a casa dopo un ultimo tuffo. Avrebbe raggiunto la sua amica e il giorno seguente avrebbero fatto visita al mare, insieme. Con questi propositi nella mente e nel cuore, mentre si allontanava a passi lenti dalla riva, le parve di scorgere un leggero bagliore che si muoveva tra le onde. Rimase ferma, in attesa, perché dentro di sé sapeva che questo era ciò che andava fatto.
   La piccola donnina di lino intrecciato si avvicinava e sembrava che lo facesse danzando! La ragazza non se ne capacitava, eppure era proprio ciò che stava accadendo: non era necessario correre a casa, né attendere il domani, perché la donnina di lino stava arrivando da lei, ed era scortata da una nuvola di piccoli pesci di un blu che saettava d'argento; da un velo di microscopiche creature marine iridescenti che si dischiudeva leggermente e ondeggiava al suo passaggio; c'erano anche dei pesci appena più grandi, dal colorito diafano, con una vistosa macchia nera sui fianchi e sulla coda, che si davano un gran daffare per allontanare gli ospiti indesiderati dal pacifico corteo danzante. E poi ancora le lievi increspature del mare, i raggi del sole che si rispecchiavano su di esse in una scia infuocata che si protendeva da lì all'infinito, contribuirono a rendere quell'istante il più magico di sempre, per la ragazza incredula, ma soprattutto per la donnina.
   La giovane, impaziente, si tuffò; le due amiche si incontrarono nell'abbraccio del mare, che unisce ciò che deve essere unito e ciò che non ha ragione di esserlo, separa.
   Da quel giorno niente e nessuno poté dividerle.

1 commento:

  1. complimenti Arianna, le tue opere sono sempre molto curate in tutti i dettagli. Splendida!

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