Creare questa calda sciarpa lavorata ai ferri e all'uncinetto è stata un'esperienza magica. L'ho realizzata in un filato color ruggine con degli spruzzi d'oro, proprio perché, indossandola, desse l'idea di una romantica via autunnale ricoperta dalle foglie di quei colori.
Un punto tira l'altro, nel vedere le foglie formarsi la mia fantasia ha danzato dando vita alla storia de "La via delle rosse foglie", spero vi faccia sognare come ha fatto con me!
"Nel pomeriggio del 4 novembre 1963 le lacrime bagnarono a lungo il
viso di Rosa. Il cielo, notando quella strana ragazza che singhiozzava davanti alla finestra, si rattristò e pianse con lei; non
sapeva perché stesse piangendo, eppure assistendo al suo struggimento
fece precipitare sulla terra tutte le emozioni represse. Nei mesi
precedenti, infatti, non poté azzardare la minima ipotesi di temporale,
dato che il sole aveva imperato a lungo sul mondo.
Pochi minuti prima che la
pioggia cominciasse a cadere, Rosa si avvicinò piano alla finestra. I
piedi, coperti solo dalle calze leggere, avvertirono il pavimento in
tutta la sua freddezza, e le lacrime, cadendo, disegnarono aloni
misteriosi sulla superficie rossastra e porosa delle piastrelle. Là,
proprio vicino al letto, ve ne era una particolare: questa presentava
un'impercettibile incrinatura che, di volta in volta, assumeva connotati assai mutevoli. In base alla prima immagine che sarebbe
apparsa sulla piastrella non appena apriva gli occhi al mattino, Rosa decideva quale impronta dare alla sua giornata, poiché la
piastrella le mostrava ciò di cui aveva più bisogno. Quel giorno però
vide un simbolo che non riuscì proprio a decifrare. Lo guardò a lungo,
ma non seppe dargli una forma concreta. Improvvisamente e senza alcun
perché, scoppiò in un pianto irrefrenabile. Pianse e pianse, trovandosi
presto ad annegare in una terribile malinconia. Nelle lacrime avvertì
assenza e abbandono, sconforto e lontananza.
- Cosa mi manca? - domandò a se stessa, ma non seppe rispondere, poiché apparentemente possedeva tutto. Pianse ancora.
Il
cielo, vedendola , mandò giù tutta l'acqua in suo possesso, e ne aveva
proprio tanta, dato che l'aveva conservata per mesi, seppur
forzatamente. Mentre le gocce si scagliavano sulla terra, un tuono
potentissimo fece traballare il vetro della finestra; ne arrivarono due,
poi tre, e la ragazza si allontanò intimorita andandosi a sedere
nuovamente sul letto. Le coperte conservavano ancora il calore del suo
corpo, tanto a lungo aveva indugiato in quella postazione.
Osservò
ancora la piastrella con un vago sentore di amarezza nella gola.
Pensandoci bene, il disegno le sembrava proprio una lacrima: in tal caso
piangere avrebbe avuto un significato diverso. Eppure no, decisamente,
non era una lacrima. Per lo meno questa effimera certezza bastò a
interrompere il pianto di Rosa, tanto più che non aveva voglia di
continuare oltre. Si guardò intorno, spaesata e straniera nella sua
stessa casa.
Il cielo, non riuscendo più a scorgerla dalla finestra,
si allarmò; pose fine alle lacrime e decise di intervenire nel suo
solito modo un po' precipitoso, temendo che la ragazza, presa dalla
disperazione, fosse intenzionata a compiere un gesto irreparabile. In un
soffio, un vortice di foglie prese a vorticare davanti alla finestra
della camera; non erano tantissime, eppure diedero vita a uno spettacolo
atto a catturare l'attenzione di Rosa che, sollevando gli occhi dalla
piastrella, si illuminò in un'intuizione fulminea.
- Ma certo! Come
ho fatto a non pensarci? - trillò, cercando di infilarsi maldestramente
le scarpe per correre fuori casa e compiere ciò che andava fatto.
Le
foglie, roteando, davano vita a bellissime forme che si muovevano
elegantemente nell'aria, in un tripudio di simboli da leggere e
interpretare. Osservandone la danza, Rosa dimenticò tutte le sue lacrime piante senza un perché, e capì che doveva assolutamente unirsi a
loro.
- Non era una lacrima, ma una foglia! - esclamò decisa,
piroettando verso la danza delle foglie che ad ogni suo passo si
scostava, allontanandosi, quasi volesse attirare la ragazza in un luogo
ben preciso. Oltrepassati i confini del cortile, superata la lunga
strada che conduceva fuori città, Rosa giunse danzando insieme alle
foglie in un bellissimo bosco.
Laggiù, alberi altissimi coloravano
gli occhi e il cuore senza dar modo alla volubilità umana di prendere il
sopravvento. Immersa tra le foglie arrugginite e nel fruscio
musicale prodotto dai rami che agitati dal vento si accarezzavano,
incitandolo a soffiare, Rosa poteva solo danzare. Le foglie vorticanti
del suo giardino invitarono le sorelle del bosco a unirsi a loro, così
la danza cambiò ritmo e divenne sempre più concitata. Il fiato della
ragazza si spezzò più volte, ancora e ancora; tuttavia non volle
fermarsi, trovandosi coinvolta inaspettatamente in quella festa di
elementi naturali.
- Vorrei continuare a danzare per l'eternità, se
solo potessi! - Rosa urlò con tutto il fiato rimastole in petto e le
parole, sospinte dal vento, si librarono alte nell'aria; giunte che
furono oltre le chiome degli alberi, si spansero ovunque, fino al
limitare del bosco. La ragazza, persa nell'estasi della danza, d'un
tratto vide una figura femminile che avanzava imperturbabile nel
vorticare delle foglie. Quando le fu vicino, protese la mano e afferrò
saldamente quella di Rosa, traendola a sé.
- Lei chi è? Dove vuol
portarmi? - domandò Rosa con un filo di voce. Non vi fu risposta, ma la
presa della mano della donna si fece ancora più salda. In quella presa,
la misteriosa donna condusse la giovane in un punto del bosco ove si
trovava una via di alte betulle dalle rosse foglie; le piante,
allineate, parevano vegliare sulla via, di modo che solo chi ne avesse
il diritto potesse giungere al termine della stessa.
Con un gesto
della mano la donna danzante mostrò a Rosa la via: "ecco," sembrò voler
dire il gesto, "questa strada ti porterà nel luogo in cui la danza non
ha fine."
Rosa cercò di scrutare tra le foglie, oltre il vortice, per
scoprire il reale volto della donna, ma non vi riuscì. Guardò davanti a
sé, indecisa sui passi da intraprendere. Accompagnandola con fare
gentile, la donna si mosse per prima. Danzò tra le foglie e gioiosamente
giocò insieme a loro, divenendo parte di esse, del bosco stesso.
-
Com'è bella! - pensò Rosa, nonostante potesse scorgere soltanto pochi
dettagli dell'aspetto della donna.
- Quanto mi piacerebbe starle sempre accanto, scordandomi di tutto!
- Quanto mi piacerebbe starle sempre accanto, scordandomi di tutto!
A quel pensiero, la Signora danzante
accelerò il passo e la fine della via delle rosse foglie si fece più
vicina. A Rosa non importava più di nulla, voleva solo continuare a
danzare senza esitazioni né ripensamenti, per l'eternità.
Quando le
due ebbero danzato sino alla fine della via, approdarono a
un'incantevole radura soffusa di nebbia e imperlata di brina, ove ogni
cosa era del colore del sole che declina all'orizzonte.
Il vento
cessò, ma non la danza. Le mille foglie dapprima parvero rimanere
sospese nell'aria per qualche istante, perfettamente immobili, quasi
fossero attaccate a dei rami non visibili all'occhio; poi ripresero a
fluttuare gentili, raggiungendo il suolo.
I piedi di rosa si fermarono, eppure in cuor suo la ragazza continuava a danzare, tanta fu la gioia che provò in quei momenti.
Vide la donna, finalmente, e il sole tornò a risplendere nella sua vita, e nella radura, dalla quale Rosa non fece più ritorno."
La sciarpa è impreziosita da una donna danzante "ArJànas" in lana tessuta a mano, che rappresenta proprio la signora del bosco che avete conosciuto grazie al racconto.
Arriverà a casa tua insieme alla sua storia, scritta a mano su carta FSC
(Fonti gestite in maniera responsabile).
Potete trovare la sciarpa nel mio negozio Etsy, cliccando sul link sottostante:
A presto!
Bellissima la sciarpa Ari *_* e il racconto che la accompagna <3
RispondiEliminaTi ringrazio! :) <3
RispondiEliminabella! che carina l'arjana!
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